68 research outputs found

    A functional calcium-transporting ATPase encoded by chlorella viruses

    Get PDF
    Calcium-transporting ATPases (Ca2+ pumps) are major players in maintaining calcium homeostasis in the cell and have been detected in all cellular organisms. Here, we report the identification of two putative Ca2+ pumps, M535L and C785L, encoded by chlorella viruses MT325 and AR158, respectively, and the functional characterization of M535L. Phylogenetic and sequence analyses place the viral proteins in group IIB of P-type ATPases even though they lack a typical feature of this class, a calmodulin-binding domain. A Ca2+ pump gene is present in 45 of 47 viruses tested and is transcribed during virus infection. Complementation analysis of the triple yeast mutant K616 confirmed that M535L transports calcium ions and, unusually for group IIB pumps, also manganese ions. In vitro assays show basal ATPase activity. This activity is inhibited by vanadate, but, unlike that of other Ca2+ pumps, is not significantly stimulated by either calcium or manganese. The enzyme forms a 32P-phosphorylated intermediate, which is inhibited by vanadate and not stimulated by the transported substrate Ca2+, thus confirming the peculiar properties of this viral pump. To our knowledge this is the first report of a functional P-type Ca2+-transporting ATPase encoded by a virus

    The ALICE experiment at the CERN LHC

    Get PDF
    ALICE (A Large Ion Collider Experiment) is a general-purpose, heavy-ion detector at the CERN LHC which focuses on QCD, the strong-interaction sector of the Standard Model. It is designed to address the physics of strongly interacting matter and the quark-gluon plasma at extreme values of energy density and temperature in nucleus-nucleus collisions. Besides running with Pb ions, the physics programme includes collisions with lighter ions, lower energy running and dedicated proton-nucleus runs. ALICE will also take data with proton beams at the top LHC energy to collect reference data for the heavy-ion programme and to address several QCD topics for which ALICE is complementary to the other LHC detectors. The ALICE detector has been built by a collaboration including currently over 1000 physicists and engineers from 105 Institutes in 30 countries. Its overall dimensions are 161626 m3 with a total weight of approximately 10 000 t. The experiment consists of 18 different detector systems each with its own specific technology choice and design constraints, driven both by the physics requirements and the experimental conditions expected at LHC. The most stringent design constraint is to cope with the extreme particle multiplicity anticipated in central Pb-Pb collisions. The different subsystems were optimized to provide high-momentum resolution as well as excellent Particle Identification (PID) over a broad range in momentum, up to the highest multiplicities predicted for LHC. This will allow for comprehensive studies of hadrons, electrons, muons, and photons produced in the collision of heavy nuclei. Most detector systems are scheduled to be installed and ready for data taking by mid-2008 when the LHC is scheduled to start operation, with the exception of parts of the Photon Spectrometer (PHOS), Transition Radiation Detector (TRD) and Electro Magnetic Calorimeter (EMCal). These detectors will be completed for the high-luminosity ion run expected in 2010. This paper describes in detail the detector components as installed for the first data taking in the summer of 2008

    GRUPPO TERAPEUTICO NEL SERVIZIO PSICHIATRICO DI DIAGNOSI E CURA : LE DECLINAZIONI DELLA PSICOTERAPIA ISTITUZIONALE

    No full text
    Nel corso del seminario si sono esplorate le modalit\ue0 con cui sono stati tenuti gruppi nei Servizi Psichiatrici di Diagnosi e Cura (SPDC) dell\u2019 Ospedale Maggiore Policlinico di Milano e dell\u2019Ospedale di Niguarda, illustrandone l\u2019organizzazione e i diversi modelli teorici. Per quanto riguarda l\u2019esperienza di Niguarda si sono sviluppati i concetti del gruppo \u201ctransitorio\u201d, nel setting, ed \u201ceclettico\u201d, nei discorsi e nelle pratiche di riferimento, in quanto adatto a intervenire su pazienti in fase acuta o particolarmente regrediti. L\u2019esperienza \ue8 in corso da alcuni anni, pur con qualche discontinuit\ue0, e punta sul coinvolgimento delle diverse figure professionali, prefiggendosi, tra l\u2019altro, di incidere positivamente sul clima di reparto, cosi come percepito sia dai degenti che dagli operatori. E\u2019 stata descritta inoltre, l\u2019esperienza del SPDC dell\u2019 Ospedale Maggiore Policlinico di Milano, che, per quanto assimilabile a quella precedente per alcuni aspetti di setting, contenuti e conduzione, puntava a coinvolgere i familiari, anche in funzione di uno sviluppo del percorso in fase successiva al ricovero. Il modello che \ue8 stato applicato per circa un decennio presso il Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura dell\u2019 Ospedale Maggiore Policlinico ha visto la costituzione di un gruppo aperto, per i pazienti ricoverati in reparto, con la conduzione di due terapeuti. Il tema della comunicazione condivisa all\u2019interno del gruppo si \ue8 sviluppato sulle principali tematiche espresse dai pazienti a partire dallo scenario collettivo quotidiano e condiviso di reparto. L\u2019aggressivit\ue0 e la sua gestione; le modalit\ue0 decisionali della contenzione da parte del medico e le reazioni dei pazienti con le loro ricadute emotive e comportamentali sia sul singolo, sugli altri degenti e sul personale infermieristico; l\u2019effetto della relazione e della comunicazione con i curanti sono emersi come i principali soggetti di discussione nel gruppo. L\u2019 universalizzazione del problema, la condivisione e il confronto attivo in un ambiente contenitivo e protetto hanno permesso ai conduttori l\u2019 elaborazione \u2018possibile\u2019 dei vari contenuti esplicitati dai partecipanti riducendo, tramite il confronto mediato con altre prospettive esplicative, l\u2019eccessivo impatto emotivo dei differenti temi. Il lavoro di gruppo si \ue8 dimostrato per molti coinvolgente e soddisfacente: alcuni pazienti hanno chiesto di poter partecipare ai gruppi anche dopo la dimissione, diventando co-leader nelle discussioni e affermandosi come positivi agenti terapeutici all\u2019interno del gruppo. Infatti, la loro esperienza in SPDC, gi\ue0 \u2018vissuta ed elaborata\u2019, veniva accolta come patrimonio esperienziale di efficace confronto. Inoltre, quando i familiari dei degenti accettavano, altri terapeuti si prendevano carico delle singole famiglie con interventi psicoeducativi. Spesso il tema con cui gli operatori iniziavano gli interventi familiari proveniva dai gruppi cui aveva partecipato il degente, cementando una comunicazione attiva ed efficace tra medici, pazienti e familiari. La partecipazione al seminario ha visto un piccolo gruppo di operatori eterogenei (infermieri, psicoterapeuti, terapisti della riabilitazione e psichiatri) che hanno contribuito alla vivacit\ue0 del dibattito, su temi scottanti sui quali si confrontano quotidianamente gli operatori di un reparto psichiatrico, come la gestione dell\u2019aggressivit\ue0, il ricorso alla contenzione, l\u2019appropriatezza degli interventi: la ricchezza dello scambio di esperienze e il confronto con diverse prospettive sia teoriche che applicative ha reso il lavoro in piccoli gruppi fecondo e aperto alla dimensione della pensabilit\ue0 di tutti i partecipanti
    corecore